La seconda metà degli anni 70 è stata caratterizzata dall’avvento del punk, della rivolta contro tutto ciò che rappresentava il music businness, contro i dinosauri del rock degli anni precedenti, una rivolta come poi si è visto di breve durata e che è esplosa come una bolla di sapone di fronte alle inevitabili lusinghe dell’industria discografica. Ma gli anni 70 sono stati anche gli anni dell’esplosione a livello mondiale della disco-music, il cui nome allora faceva inorridire i cultori del rock duro-e-puro e che è stato troppo spesso sinonimo di “muzak”, cioè di musicaccia senza alcun valore artistico. Se questo parere può essere in parte condivisibile per certi prodotti creati a tavolino – soprattutto in Europa – è però anche vero che nel calderone “disco” sono stati inseriti artisti spesso di grande levatura provenienti dal mondo del soul e del funky. Nel 1978 le sorelle Sledge – Debbie, Joni, Kim e Kathy – calcano le assi del palcoscenico da svariati anni col nome Sister Sledge. Hanno inciso il loro primo singolo nel 1971, e poi anche un paio di album, hanno lavorato in Europa come coriste per le Silver Convention, ma dopo 8 anni di lavoro in giro per il mondo la loro carriera stenta a decollare. Cominciano anche a pensare di abbandonare la carriera musicale per riprendere gli studi – in effetti Kim si iscrive alla facoltà di Legge – e quello che le tiene ancora insieme come band sono gli attestati di apprezzamento di vari colleghi. «Lavoravamo ad Atlantic City, dalle quattro del pomeriggio alle quattro del mattino – ha detto Joni – sei set, aprendo gli spettacoli per tutti quelli passavano di lì, Emotions, Bill Withers, Pointer Sisters, e tutti ci facevano complimenti, ci dicevano “Voi ragazze siete veramente brave, dovreste tener duro”. Questa solidarietà di grandi artisti consolidava il nostro desiderio di continuare, ma la nostra casa discografica, l’Atlantic, non sapeva bene cosa fare con noi». È a questo punto che entrano in scena Nile Rodgers e Bernard Edwards, e cioè gli Chic, reduci dal grande successo di “Le Freak“. Il presidente della Atlantic Records, Jerry L. Greenberg, vuole che la coppia scriva e produca per altri artisti dell’etichetta, ma Rodgers ed Edwards non si sentono abbastanza sicuri per lavorare con grandi artisti affermati, come i Rolling Stones o Bette Midler, nomi suggeriti loro da Greenberg. Sono convinti che in caso di successo il merito sarebbe attribuito solo a quegli artisti già affermati, e loro due non avrebbero il giusto riconoscimento come autori/produttori. Nile e Bernard suggeriscono quindi a Greenberg di scrivere e produrre per l’artista meno affermato dell’etichetta: se il disco sarà un successo, allora potrebbero anche pensare di accettare la sfida e lavorare con qualche nome più grande. Detto fatto. Le Sister Sledge sono in effetti la spina nel fianco di Greenberg, un quartetto di ragazze belle e brave che però non riescono a sfondare. Quando Rodgers ed Edwards incontrano per la prima volta le quattro sorelle in loro nasce l’idea per l’argomento della canzone “We are family“. I due entrano in studio e in poche ore preparano la base per la canzone, non senza però qualche problema, come ha raccontato Joni Sledge: «Bernard e mia sorella Debbie erano entrambi dei geni della musica per quanto riguarda armonia, accordi, cose del genere, e in studio erano come cane e gatto. Nile era il mediatore. Un giorno uscirono entrambi dallo studio e Nile dovette parlare con Debbie per poter continuare le registrazioni». In effetti le sorelle rimangono spiazzate dal metodo di lavoro dei due. Rodgers ed Edwards le tengono praticamente all’oscuro di tutto, si chiudono in studio a scrivere e tutto quello che dicono alle ragazze è che hanno in mente un “progetto” ma senza specificare di cosa si tratta. «Eravamo abituate a entrare in studio preparate – ha raccontato Debbie Sledge – Avevamo studiato musica con nostra nonna, che era una cantante d’opera, quindi eravamo molto disciplinate. E il modo in cui lavoravano gli Chic era l’opposto!». Per ottenere il massimo della spontaneità la canzone viene registrata una sola volta, con Kathy, cui è affidata la parte solista, che non conosce le parole prima di cantarle. Rodgers ed Edwards gliele suggeriscono in cuffia qualche secondo prima. Quando tutte le canzoni dell’album sono pronte, la casa discografica però pensa che “We are family” non sia la scelta giusta da pubblicare come primo singolo, e fa uscire “He’s The Greatest Dancer“, relegando “We are family” al Lato B. Tuttavia molti deejay radiofonici cominciano a trasmettere soprattutto il Lato B finché la casa discografica è costretta a ripubblicare il singolo, che arriva al secondo posto della classifica di Billboard e al primo della US Dance Club Songs. La canzone entra nella Top 10 anche in Inghilterra, Svizzera, Nuova Zelanda e nella Top 30 di tanti altri paesi. Nel 1979 la squadra di baseball dei Pittsburgh Pirates la adotta come inno della squadra, che quello stesso anno vince la World Series. Per la squadra, la canzone rappresenta i giocatori provenienti da diversi background che si uniscono in una famiglia. Nile Rodgers ha sempre considerato l’album “We Are Family” il miglior LP che abbia mai realizzato. Ha detto alla rivista Billboard nel 2017: «È stato il disco che ha dimostrato che potremmo fare ciò che facciamo per noi stessi per gli altri, che potremmo guardare nell’anima di qualcuno e aggiungere la nostra visione della realtà alla sua. Non ci sono canzoni di riempimento, ogni canzone è fantastica. È stato un disco davvero incredibile per noi». Dal 2008 la canzone è utilizzata negli spot della compagnia telefonica Vodafone.
Autori: Nile Rodgers / Bernard Edwards
Anno di pubblicazione: 1979
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